Il piacere è un romanzo di Gabriele D'Annunzio
nato il 12 marzo 1863
morto il 1 marzo 1938
Dov’eran mai tutte le sue vanità e le sue crudeltà e i suoi artifici e le sue menzogne? Dov’erano gli amori e gli inganni e i disinganni e i disgusti e le incurabili ripugnanze dopo il piacere? Dov’erano quegli immondi e rapidi amori che gli lasciavan nella bocca come la strana acidezza di un frutto tagliato con un coltello d’acciaio? Egli non si ricordava più di nulla.
Mi ha molto colpito la sovrapposizione delle due donne; ama Elena, ma anche Maria, le due si somigliano apparentemente, nei gesti, nella voce, ma sono così diverse.
Maria è pura, romantica, ha bisogno di “Carezze buone”, di parole dolci e poetiche, è gelosa e a volte sospetta di lui, ma fino alla fine gli si dà completamente. Elena è molto simile a Sperelli, fa quello che vuole; finchè dura la sua attrazione non si risparmia, ma è pronta all’abbandono quando le conviene senza provare rimorso, anzi giocando coi presunti sentimenti di Andrea. Egli riesce a mascherare fino alla fine questo doppio amore, è cosciente di ingannare Maria, ma ha bisogno di lei per avere la sensazione di possedere l’altra che gli sfugge. E’ bello passeggiare per le vie e le piazze di Roma, D’Annunzio ti accompagna e fa da cicerone descrivendo la bellezza della città eterna e i suoi tesori in maniera mirabile. L'incipit è di eccezionale bellezza:"Il pericolo è là, certo, aperto, manifesto; e m'attira con la vertigine, come un abisso. Un attimo di languore, di mollezza, e sono perduta."
L'anno moriva, assai dolcemente. Il sole di San Silvestro spandeva non so che tepor velato, mollissimo, aureo, quasi primaverile, nel ciel di Roma. Tutte le vie erano popolose come nelle domeniche di Maggio. Su la piazza Barberini, su la piazza di Spagna una moltitudine di vetture passava in corsa traversando; e dalle due piazze il romorio confuso e continuo, salendo alla Trinità de' Monti, alla via Sistina, giungeva fin nelle stanze del palazzo Zuccari, attenuato.
da Roma sparita Palazzo Zuccari |